Molte persone badano solo alla loro esteriorità, cercando di apparire santi e buoni, mentre cosi non sono.
Controllano il loro comportamento, creando incongruenza fra l’esteriorità e il loro cuore, molti vivono una cristianità parziale o superficiale e addirittura a volte ambigua, fra ciò che fanno e ciò che sentono o pensano.
In realtà l’essere è più importante dell’ agire, prima dobbiamo essere poi saremo in grado di poter fare. Così l’impegno non deve essere solo per un apparire ma è concentrato verso due direzioni: “essere e agire”.
Ai farisei, proverbialmente conosciuti per la loro doppiezza e il loro apparire ipocritamente, Gesù disse:
“Guai a voi, scribi e farisei ipocriti!” Perché pulite l’esterno della coppa e del piatto, mentre l’interno è pieno di rapina e d’intemperanza.
Fariseo cieco! “Pulisci prima l’interno della coppa e del piatto, affinché anche l’esterno sia pulito.”
(Mt.23.25-26)
Ricorderete senza dubbio il loro atteggiamento di mostrarsi in pubblico nei momenti solenni, di sembrare importanti agli occhi della gente più di ciò che effettivamente erano.
La definizione data da Gesù a questa categoria di persone fu “sepolcri imbiancati, puliti fuori ma dentro pieni di ossa di morto”, in altre parole belli solo esteriormente. Il loro adoperarsi era inutile, senza un risultato permanente.
Avete mai visto la camera da letto di un ragazzo disordinato? Se pure eccezionalmente appare tutto in ordine, provate ad aprire un cassetto, guardate negli armadi o sotto il letto. Sarete costretti a ricredervi del loro ordine, perché troverete di tutto e di più.
Sola apparenza!
Avete mai riflettuto, su come una brava donna di casa, rassetta una stanza e lava il pavimento.
Sceglie un angolo della camera, possibilmente quello più lontano dalla porta e pian piano all’indietro uscirà dalla stanza per non passare con i piedi sul bagnato e quindi lasciare delle impronte.
Cosa possiamo imparare da quest’ultimo esempio? È più pratico iniziare a pulire dal fondo, per aver un buon risultato, altrimenti se puliamo intorno alla porta, saremo costretti a passare e ripassare dove abbiamo già fatto, evitando di fare fatica inutile e magari lavorando sempre nello stesso punto.
L’insegnamento del Signore era proprio questo: la priorità deve essere data alla profondità del cuore, la purificazione deve cominciare da dentro, il resto sarà quasi automatico.
“Pulisci prima l’interno della coppa e del piatto, affinché anche l’esterno sia pulito.”
Considerate attentamente la sequenza delle parole: “pulisci prima dentro”, sta dicendo prima questa zona, poi dice “affinché anche l’esterno”, l’azione precedente pare produca un effetto (affinché).
Da tutto il contesto, Gesù fa intendere chiaramente che il processo al contrario non ha probabilità di successo, in altre parole è una “conditio sine qua non” (condizione senza la quale). Il principio dominante è interiore, tale insegnamento ribadisce che la pulizia dell’esterno è una conseguenza della pulizia dell’interno, se la grazia rinnovante e santificante ci purifica nell’intimo, quella situazione influenzerà l’aspetto esteriore.
Dobbiamo astenerci coscientemente da quelle brame segrete e da quelle inclinazioni corrotte che solo Dio può vedere, Colui che investiga i cuori. Solo l’opera dello Spirito Santo può combattere quell’intemperanza rimproverata ai farisei ma che domina la vita di ogni uomo e donargli un autocontrollo adeguato.
Ciò che conta davvero non è ciò che facciamo, o ciò che appare, ma come lo facciamo, anche l’azione più eccellente diventa insignificante se non è avvalorata dall’amore. La spiritualità più vicina alla scrittura, senza amore e purezza, forma una religiosità fredda e distaccata.
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