Depressione, ansia es stress: Mali del nostro tempo?
Tra circa 20 anni, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ansia e depressione saranno molto più diffuse di quanto non lo siano oggi e con più alti costi in termini economici e di risorse umane per la collettività. Già oggi il “mal di vivere”, con la complicità di un sistema sociale che offre sempre meno certezze e ritmi sempre più frenetici, sembra condizionare la vita di oltre 450 milioni di persone. Molte di esse subiscono passivamente il loro difficile esistere, tante altre provano a combatterlo con psicofarmaci o metodi alternativi poco risolutivi.
Sarà capitato a tutti di provare emozioni deprimenti e sentimenti negativi.
Le circostanze della vita (malattie, incertezze finanziarie, problemi di lavoro, invecchiamento, un lutto) possono causare stati d’animo che ci abbattono e che influiscono negativamente sulla nostra vita. Anche stressarci può renderci infelici, frustrati, generando in noi ansia e depressione. È noto, infatti, che alti livelli di stress facilitano la comparsa di sintomatologie di tipo ansioso e depressivo, influenzando non solo la mente ma anche il corpo, che risulterà così indebolito e maggiormente esposto a malattie cardiovascolari e a malattie infettive.
Può la fede darci una mano a sconfiggere queste “malattie dell’anima”? Senza alcun dubbio! Credere in Dio aiuta a proteggerci dalla depressione e dalle angosce, senza avere, a differenza dei farmaci, alcuna controindicazione. Chi ha fede, infatti, pur vivendo situazioni di pesante disagio, riesce a controllare meglio le proprie emozioni negative, secondo quanto rivela un’indagine compiuta dai ricercatori della University of Chicago.
Tuttavia, avere fede in Dio non significa essere immuni da ansie, stress e depressione. Anche i cristiani, infatti, possono trovarsi a dover combattere contro angosce e paure, sentendosi a volte sopraffatti dalla disperazione senza intravedere alcuno scampo o rimedio.
Questi “mali oscuri”, per quanto oggi forse ancora più frequenti di un tempo, non appartengono solo alla nostra società moderna, ma sono noti ad ogni epoca e ad ogni popolo. Molti uomini di Dio, secondo quanto la Bibbia ci racconta, hanno attraversato periodi di profonda angoscia.
Tra questi, il profeta Elia, il profeta Geremia, Giobbe, Giona, il salmista Davide.
Elia, ad esempio, pur avendo sconfitto i profeti di Baal facendo scendere il fuoco dal cielo, fuggì nel deserto in uno stato di profonda prostrazione fisica e morale, non volendo più continuare a vivere: “Andò a mettersi seduto sotto una ginestra ed espresse il desiderio di morire, dicendo: Basta! Prendi la mia vita, o Signore, poiché io non valgo più dei miei padri” (1 Re 19: 4).
Anche il profeta Giona si stese a terra chiedendo a Dio di morire: “Or dunque, o Eterno, ti prego, toglimi la vita, perché per me è meglio morire che vivere”. (Giona 4:3)
Giobbe desiderava addirittura di non essere mai nato: “Perché non sono morto fin dal seno di mia madre e non spirai appena uscito dal grembo? Ora giacerei tranquillo, dormirei e avrei pace”. (Giobbe 3:11).
In molti casi, gli stessi Salmi esprimono tormento e disperazione. Davide ci parla spesso di questo stato di malinconia profonda, di tristezza: “Sono curvo e abbattuto, triste vado in giro tutto il giorno. I miei fianchi sono infiammati, e non v’è nulla d’intatto nel mio corpo. Sono sfinito e depresso; ruggisco per il fremito del mio cuore” (Salmo 38: 6-8). Ma la depressione si può vincere avendo Dio come alleato: “ Il Signore sostiene tutti quelli che cadono e rialza tutti quelli che sono curvi” (Salmo 145:14).
Le Sue vie non ci sono note. Spesso non capiamo quale sia il Suo scopo, perché ci permette di cadere nello scoraggiamento, ma sicuramente Dio non si dimentica di noi quando ci troviamo nella nostra afflizione. E se abbiamo fede usciremo dalla prova purificati e rafforzati.
La depressione non deve dunque essere considerata come una colpa. Un servitore fedele come Spurgeon considerava la sua depressione addirittura un disegno di Dio per il bene del suo ministero e la gloria di Cristo, essendo certo che non c’era alcun altro rimedio contro il suo scoraggiamento se non la grande fede in Dio.